Lo street food del Ghetto di Roma è da provare almeno una volta durante un viaggio a Roma. Il Ghetto ebraico si trova sulla riva sinistra del Tevere, tra il Largo Argentina, uno dei più antichi santuari di Roma e l’Isola Tiberina. Potrai visitarlo con il nostro Hop On Hop Off, raggiungendo la fermata n° 5 di Piazza Venezia, dove per primo potrai visitare il Teatro Marcello ed il Campidoglio.
Il quartiere ebraico ha mantenuto il suo carattere fino ad oggi, nonostante la sua posizione centrale nel cuore di Roma. Qui infatti, potrai trovare testimonianze archeologiche, culturali e religiose e provare la vera cucina kosher in città.
Ecco alcuni consigli per vivere quest'esperienza al meglio.
La Casherut e il consumo di cibo kosher
La Casherut (o Kasherùt) indica l’idoneità di un cibo a essere consumato dalla popolazione ebraica in base alle norme stabilite nella Torah, interpretate dall’esegesi nel Talmud e codificate nello Shulchan Arukh.
La Torah ed il Pentateuco, classificano gli animali permessi dalla Casherut in gruppi e spiega anche come debbano essere macellati. La macellazione, in ebraico shecità, deve essere effettuata in modo che venga eliminato tutto il sangue. Tra i quadrupedi è consentito mangiare quelli che presentano lo zoccolo spaccato e l’unghia divisa, e che siano ruminanti.
Le principali regole Kosher
- Gli ebrei hanno l’assoluto divieto di consumare insieme carne e latte.
La netta divisione tra carne e latte è infatti alla base della cucina ebraica. Non solo si possono mischiare i due diversi tipi di ingredienti durante la cottura, ma neanche a tavola: il pasto deve essere o a base di carne o solo a base di latte.
Il motivo, per cui il latte non va mescolato alla carne è che il primo è un alimento creato per dare la vita, mentre la seconda proviene da un animale morto; - Per essere definiti kosher, i ristoranti devono possedere la Teudà, ovvero la certificazione di adesione alla Kasherùt e sono sottoposti alla supervisione del mashgiach, che effettua sia il controllo delle materie prime che di tutte le procedure;
- La Torah prescrive norme assai precise per la macellazione di animali terrestri e uccelli: devono essere macellati da una persona appropriatamente addestrata (uno shochet) che usi un metodo speciale di macellazione, la shechita;
- Gli utensili utilizzati per gli alimenti non kosher diventano non kosher. Tuttavia, alcuni di questi utensili, a seconda del materiale con cui sono realizzati, possono essere resi adatti alla preparazione di nuovo cibo kosher mediante l'immersione in acqua bollente o mediante l'applicazione di una fiamma ossidrica;
- Carne e pesce possono essere consumati nello stesso pasto, ma prima di passare dall’uno all’altro bisogna sciacquarsi la bocca con un po’ di vino;
- A Pasqua (Pesach) vi è il divieto di consumare qualsiasi sostanza lievitata in seguito al contatto tra farinacei e acqua, nota anche come chametz. il lievito rappresenta infatti un istinto violento, un qualcosa che si gonfia ed esplode.
Durante la Pasqua, gli ebrei osservanti potranno consumare solo il matzah, un pane non lievitato che rappresenta la povertà e l’umiltà.
Ottenere il marchio Kosher richiede un impegno e un controllo rigoroso. Dati l’alto standard qualitativo, i prodotti Kosher vengono consumati anche da persone di altre religioni che vedono in questi prodotti sicurezza e salubrità.
Cibi del Ghetto di Roma: cosa si mangia nella cucina kosher?
Ecco alcuni imperdibili cibi del Ghetto di Roma:
Carciofo alla giudia, uno dei piatti più famosi della tradizione giudaico-romanesca. I carciofi (carciofi cimaroli o mammole) vengono fritti interi e serviti per essere consumati senza scartare nulla.
Stracotto, una ricetta saporita e gustosa perfetta come secondo e come condimento per i primi piatti. Si tratta di una carne di manzo tenerissima (girello, campanello o sbordone) che viene cotta per diverse ore in abbondante olio e salsa di pomodoro.
Concia di zucchine, un piatto semplice ma incredibilmente buono. Per la tradizionale concia, viene utilizzata la zucchina romanesca fritta e servita fredda, dopo 24 ore di riposo e marinatura.
Tortino di indivia e alici, proposto sia come antipasto che come secondo di pesce. Il tortino è composto da ingredienti semplici e poveri: la scarola o indivia riccia e le alici fresche. Una volta assemblato e condito con un trito di aglio e prezzemolo, il tortino viene cotto in forno e servito tiepido.
Torta ricotta e visciole, uno dei dolci più famosi del ghetto ebraico. Si tratta di una base di frolla ripiena di ricotta di mucca e marmellata di visciole, ricoperta da un altro strato di frolla che risulterà dall’aspetto leggermente bruciacchiato.
Filetti di baccalà alla romana, uno street food molto popolare nel ghetto di Roma. Si tratta di un filetto di baccalà pastellato e fritto, che viene spesso preso d’asporto per essere consumato per le vie di Roma.
Origini del Ghetto Ebraico di Roma
Il Ghetto Ebraico di Roma è tra i più antichi ghetti del mondo, costruito a opera di Papa Paolo IV nel 1555 scegliendo uno dei quartieri tra i più fatiscenti e malsani della città, e dove gli Ebrei sono sono separati dal resto della popolazione.
Qui gli ebrei erano sottoposti a tutta una serie di regole e divieti tra cui:
- obbligo di risiedere all’interno del ghetto
- obbligo di indossare un segno distintivo di appartenenza alla comunità ebraica
- divieto di esercitare ogni tipo di commercio ad eccezione di stracci e vestiti
- divieto di possedere beni immobili
Soltanto nel 1870, con la breccia di Porta Pia, l’Esercito Italiano conquista Roma e la città con tutto il suo territorio viene incorporata nel Regno D’Italia. Nel XIX secolo gli ebrei raggiunsero, come nel resto d’Europa, la piena emancipazione e l’equiparazione dei diritti civili. Gli Ebrei decisero quindi di erigere una sinagoga monumentale, chiamata, il Tempio Maggiore dove all’interno è visitabile il Museo Ebraico di Roma.
Gli abitanti del ghetto ebraico furono oggetto di due brutali avvenimenti storici, la deportazione avvenuta il 16 ottobre del 1943 quando i nazisti fecero una retata e catturarono oltre 1.000 ebrei prelevandoli dalle loro abitazioni. I prigionieri furono caricati sui vagoni di un convoglio composto da carri bestiame e diretto ad Auschwitz. Dei deportati solo 16 sopravvissero allo sterminio.
E l’attentato del 9 Ottobre del 1982 ad opera di un commando palestinese che sparò e lanciò bombe a mano contro la folla dei fedeli che usciva dalla Sinagoga. Morì il piccolo Stefano Gaj Tachè, di 2 anni appena e trentasette persone furono gravemente ferite.